ALIMENTAZIONE : I BENEFICI PER LA SALUTE DEI POLIFENOLI
Secondo recenti studi, l’integrazione di polifenoli derivati da broccoli, thé verde, curcuma e melograno potrebbe avere benefici clinici significativi su individui affetti da cancro alla prostata.
I potenziali effetti benefici che alcuni alimenti avrebbero sul cancro hanno generato un’importante risonanza mediatica, soprattutto negli ultimi anni. Tuttavia, ad oggi le evidenze scientifiche sugli effetti della dieta in coloro che sono già affetti da questa malattia sono molto esigue.
Come illustrato dal Prof. Thomas in occasione di Vitafoods 2014, cambiare la propria alimentazione e stile di vita non è affatto facile per chi non è affetto da cancro. L’anno scorso il Prof. Thomas e il suo team hanno pubblicato uno studio che suggeriva come l’integrazione con estratti di frutta e verdura ricchi di polifenoli potesse avere un effetto benefico su alcuni tipi di tumore.
I ricercatori, dopo aver analizzato i risultati di studi clinici su integratori e regimi alimentari, hanno individuato quattro alimenti ricchi di polifenoli sui quali vi era una quantità di dati tale da suggerire alcuni benefici possibili: essi erano il melograno, il thé verde, i broccoli e la curcuma. Successivamente, gli scienziati hanno ideato uno studio per dimostrare se questi alimenti, sotto forma di un integratore alimentare chiamato “pomi-t”, potessero ridurre il rischio di progressione del cancro alla prostata: i risultati ottenuti hanno mostrato un potente effetto clinico e statistico di questo composto.
Fonte: NutraIngredients.com
Polifenoli e longevità
L’assunzione di grandi quantità di polifenoli può essere associata a una riduzione fino al 30% del tasso di mortalità in adulti anziani, come rivela una nuova ricerca. Questo studio, condotto dalla Professoressa Lacueva dell’Università di Barcellona e pubblicato sul Journal of Nutrition, è il primo a quantificare l’apporto di polifenoli alimentari, utilizzando un marcatore biologico e non solo un questionario sulla frequenza del consumo degli alimenti. In questo studio durato 12 anni sono state utilizzate le misurazioni della concentrazione dei TUP (polifenoli urinari totali), per stimare l’effetto di diete ricche di polifenoli sulla longevità e sul rischio di mortalità. Il team di ricerca spagnolo ha analizzato i dati di un campione di popolazione di 807 persone dai 65 anni in su. Per la prima volta, grazie alla misurazione del TUP, i ricercatori hanno quantificato gli effetti di diete ricche di polifenoli sulla longevità. Ė stato riscontrato un calo del 30% della mortalità generale nei soggetti con diete ricche di polifenoli (> 650 mg/ die) rispetto a quelli che seguivano diete con uno scarso apporto di polifenoli (<500 mg/die).
Durante i 12 anni di follow up, la professoressa Lacueva e i suoi colleghi hanno riscontrato, infatti, che le concentrazioni di TUP dei partecipanti allo studio che erano sopravvissuti (66%) erano maggiori rispetto a quelli dei partecipanti deceduti. Tuttavia, osservando i dati sui polifenoli totali tramite questionario sulla frequenza del consumo degli alimenti, non sono state riscontrate grosse differenze tra i due gruppi, suggerendo quindi l’importanza dell’uso di marcatori biologici negli studi sugli apporti alimentari.
Fonte: Journal of Nutrition.
Pesce e noci: sfatati i falsi miti
Un nuovo studio ha smentito la relazione tra acido docosaesaenoico (DHA) ed eicosapentaenoico (EPA) e declino cognitivo dell’anziano. Secondo Eric Ammann della University of Iowa, che ha pubblicato l’articolo apparso su su Neurology, l’invecchiamento cognitivo si può definire come il lento e progressivo deterioramento cerebrale che si verifica in un adulto anziano normale, dovuto all’invecchiamento dei tessuti legato all’età e alla riduzione di volume e vascolarizzazione cerebrale.
Questo deterioramento varia da individuo a individuo ed è influenzato da fattori modificabili che hanno un ruolo protettivo, quali alimentazione, esercizio fisico e attività sociale. “Pesce e noci – prosegue Ammann – possono essere sane alternative alla carne rossa e ai prodotti lattiero-caseari, ricchi di grassi saturi e l’aggiunta di acidi grassi polinsaturi (PUFA) alla dieta è stata suggerita per prevenire o ritardare il declino cognitivo dell’anziano”.
Il DHA è, infatti, un componente importante del tessuto cerebrale e potrebbe, assieme all’EPA, ridurre il rischio di demenza vascolare abbassando i trigliceridi e la pressione arteriosa. Basandosi su queste osservazioni, i ricercatori hanno sviluppato l’ipotesi che livelli elevati di EPA e DHA abbiano un effetto protettivo sulle prestazioni cognitive nelle donne anziane in post-menopausa. Lo studio, che ha coinvolto 2157 donne tra i 65 e gli 80 anni sottoposte a test cognitivi e a prelievi ematici annuali, per una media di sei anni consecutivi, ha dimostrato l’assenza totale di qualsiasi associazione tra livelli di Omega 3 e funzione cognitiva nella popolazione oggetto di studio.
Fonte: Neurology 2013; 81:1-8
I carboidrati a lento rilascio di energia migliorano le funzioni cognitive
Il glucosio è l’elemento energetico più importante per due fondamentali funzioni cognitive: la memoria e l’attenzione.
I ricercatori del Dipartimento di Scienze Nutrizionali e Chimica degli Alimenti di Lund, Svezia, hanno studiato l’impatto di zuccheri a diverso tempo di assorbimento, sulle abilità cognitive nella fase post-prandiale e l’influenza della glicoregolazione sulla performance cognitiva.
Ad un gruppo di 40 adulti sani, di età compresa tra i 49 e i 71 anni, è stato fatto mangiare del pane bianco arricchito con gomma di guar, sostanza capace di apportare un lento ma costante incremento della glicemia, durante la prima colazione. Ai soggetti è stato poi somministrato un test cognitivo per valutarne la memoria di lavoro e l’attenzione selettiva. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti dopo l’assunzione, da parte dei soggetti, di pane bianco ad elevato indice glicemico.
È stato osservato come il consumo di pane modificato era associato a migliori risultati nel test cognitivo effettuato dai 75 ai 225 minuti dopo il pasto. Secondo i ricercatori, questo risultato è attribuibile ad una migliore sensibilità all’insulina e ad una maggiore disponibilità di energia per le cellule nervose. Anche nei soggetti con un metabolismo del glucosio ottimale i risultati del test erano superiori.
I dati suggeriscono, quindi, l’importanza di assumere carboidrati a lento ma più lungo rilascio di energia per favorire le abilità cognitive.
Fonte: A. Nilsson, K. Radeborg and I. Björck, Effects on cognitive performance of modulating the postprandial blood glucose profile at breakfast, European Journal of Clinical Nutrition.